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Il fiume Reno
Il confine meridionale del territorio poggese è completamente coronato dal fiume Reno, delimitato da poderosi argini. Seguendo dalle arginature il percorso dell’asta del fiume (la viabilità non è organizzata) si può godere dell’incontaminato paesaggio fluviale, mentre al di qua del terrapieno lo sguardo si apre sulle distese di terreni agricoli e sui centri abitati di Chiesa Nuova, Poggio Renatico e Gallo. L’habitat del Reno è caratterizzato da diverse specie arboree, in particolare salici e pioppi, e contempla pesci, uccelli stanziali e migratori, nutrie, lepri e volpi.
Elementi di demarcazione del cammino del Reno nel territorio un tempo dominato dai Lambertini sono a Ovest il Bosco della Panfilia di S. Agostino e a Est, ai confini con il bolognese, la Chiusa o Travata Ganzanini, che ne rappresenta il più antico manufatto. Questa opera idraulica in laterizio venne costruita nel 1870.
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Alberi tutelati
Si stagliano contro il cielo di Poggio Renatico come veri e propri monumenti: sono i tre alberi tutelati dalla Regione Emilia Romagna.
• Frassino Maggiore (Fraxinus excelsior L.) sito in via Bologna 74 (altezza 18 metri, diametro 140 centimetri): detiene un primato nazionale in quanto è stato individuato come il più grande d’Italia.
• Farnia (Quercus robur L. ssp. robur) inserita nel grande parco dell’antica Villa Gualandi – oggi area residenziale - in via Chiesa Vecchia 45 (altezza 30 metri, diametro 120 centimetri).
• Farnia (Quercus robur L. ssp. robur) ubicata in via Molinazzo (altezza 25 metri, diametro 105 centimetri)
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Il Castello Lambertini
Di fondazione medievale, l’antico castello di Poggio Renatico, ora residenza municipale, fu ripetutamente rimaneggiato. Ricostruito nel 1475 ad opera di Egano Lambertini, fu più volte restaurato nel ‘500 e nel ‘600. Quando la dinastia si estinse il castello venne ceduto, nel 1822, alla comunità del “Pogio et Uniti” per 4.000 scudi: nel 1880 e nel 1898 subì ulteriori mutamenti in stile neogotico, a richiamare i palazzi bolognesi e ‘padani’, quindi, danneggiato dalle alluvioni del 1949 e del 1951, fu riedificato a cura del Comune. Si elevava imponente al centro del Castello de’ Lambertini, dividendo il corpo orizzontale della facciata con i suoi 25 metri di altezza, la Torre dell’Orologio, un tempo sede delle prigioni. Il piano nobile, che si apre intorno alla suggestiva corte quadrangolare, conserva preziose testimonianze di un glorioso passato, quali le decorazioni murali settecentesche delle due ultime sale del lato sud, raffiguranti motivi ornamentali e paesaggi che possono essere rappresentazioni della vita locale tratte dal vero, sia pure con molta libertà interpretativa. Quattro i pregevoli dipinti antichi: una pala della beata Imelde Lambertini, della bottega del Gandolfi (metà del ‘700); un ritratto di papa Benedetto XIV (XVIII secolo); una crocifissione del ‘600 emiliano; una dolente ottocentesca.
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La Piazza
Piazza del Popolo era un tempo intitolata al re d’Italia Umberto I, ucciso a Monza nel 1900. Ora è delimitata da un viale alberato e circondata da palazzi porticati, tipici dell’architettura bolognese, ma all’inizio del secolo scorso era completamente spoglia, con un unico lampione; solo più tardi venne sistemata al centro una fontana circolare, abbellita da alcuni cespugli.
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Le Torri
Sin dall’alto Medioevo il territorio poggese venne fortificato con una linea di torri e castelli.
Torre dell’Uccellino, detta anche dell’Usolino. Eretta nel XIII secolo lungo un’importante via di collegamento fra i territori bolognese e ferrarese, vide molti fatti di sangue e subì molti assalti e invasioni. Perse la sua importanza quando Alfonso d’Este ne asportò la campana per ricavarne bronzo per i suoi cannoni e quando, dopo la bonifica, vennero aperte nuove strade nel territorio. La sua struttura di mole imponente ricorda le più famose torri bolognesi.
Torre del Cocenno. Sembra risalire al X secolo: pare citata infatti nei diplomi di Ottone I del 962 e del conte Ugo di Toscana del 970. Sorse con funzioni di sorveglianza: le finestre a mezza luna dovevano servire per l’avvistamento e l’uso delle armi da fuoco; fu ristrutturata nel XIV secolo e nel ‘700 le venne addossata un’abitazione rurale
Torre Verga, detta anche Vedrega. Fu costruita agli inizi del ‘300 dal Comune di Bologna: le sue porte furono murate nel 1306, affinché nessuno potesse assaltarla. Oggi ne rimane traccia in una lapide murata sull’altana di un pozzo a Madonna Boschi: l’iscrizione fu posta nel 1883 dal conte Malvezzi per indicare il punto in cui sorgeva.
Torre del Poggio, detta anche dell’Ortolano o Fornasini. Edificata nel XIII secolo con funzione di avvistamento, le sue mura videro la fanciullezza di Imelde Lambertini, morta giovanissima dopo una mistica visione e beatificata nel 1826. Nel 1963, durante alcuni lavori di restauro, l’allora proprietario Carlo Francesco Fornasini rinvenne degli affreschi entro le nicchie esterne della struttura e li donò alla Pinacoteca Nazionale di Ferrara. Queste raffigurazioni attesterebbero l’attività poggese di Amico Aspertini (Bologna 1474/1475-1552), uno fra gli interpreti più alti e originali del Rinascimento maturo.
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L'Ex Abbazia di San Michele
L’EX ABBAZIA DI SAN MICHELE
Nel borgo di Chiesa Vecchia sorge l’ex abbazia di San Michele, una delle più antiche pievi della Diocesi di Bologna. Le prime testimonianza di questa costruzione romanica rimontano al ‘300, mentre al 1592 risale una prima ristrutturazione, a cui dovettero seguire ulteriori abbellimenti quando, il 2 aprile 1644, le venne conferito il titolo di abbazia dall’arcivescovo Girolamo Colonna. Nel ‘700 la chiesa venne gravemente danneggiata dalle alluvioni e fu restaurata: i lavori svolti tra il 1778 e il 1792 comportarono il rifacimento interno della struttura in stile neoclassico. La notte del 21 marzo 1901 a causa di infiltrazioni d’acqua il controsoffitto crollò: nel 1902 venne ricostruito e decorato con l’immagine del trionfo di San Michele nel moderno stile liberty, ma nel 1904 venne definitivamente chiusa e il culto trasferito nella nuova chiesa. Dopo un lungo periodo di abbandono, l’antica abbazia è stata acquistata da privati nell’ottobre del 2002.
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Abbazia di San Michele Arcangelo
ABBAZIA DI SAN MICHELE ARCANGELO
L’analisi delle antiche mappe rivela che l’abbazia di San Michele sorge ove un tempo il Castello Lambertini aveva i suoi orti, i suoi giardini e alcuni edifici di pertinenza, come le case dell’ortolano e la colombara. La posa della prima pietra avvenne il 1° giugno 1902 e il 5 giugno iniziarono i lavori sotto la direzione del progettista bolognese Luigi Gulli: il 29 settembre 1907 fu inaugurata da monsignor conte Lodovico Zucchini. Lo stile è gotico-lombardo: la porta d’ingresso è sovrastata da una lunetta che accoglie un ricco mosaico figurante Cristo benedicente, opera delle Officine Vaticane e dono di papa Pio X. La torre campanaria è rimasta incompiuta: ora è visibile il solo basamento, in quanto abbattuta a seguito del terremoto.
Il carattere eminentemente rurale del paese è testimoniato, fra l’altro, dalla presenza di importanti tenute agricole.
La Villa Sanguettola apparteneva ai conti Zucchini, fra i principali protagonisti della bonifica agraria; deve forse il suo nome all’uso di curare con le sanguisughe diverse malattie, fra cui la malaria che imperversava in questi luoghi. Anche la Villa Vezzani venne costruita dai conti Zucchini e costituisce un tipico esempio di villa padronale del XIX secolo. Villa Gualandi si erge di fronte all’ex abbazia di San Michele: risale al XVIII secolo e oggi ospita un complesso residenziale.
Il vecchio essicatoio attesta invece l’antica presenza di coltivazioni di tabacco nel territorio.